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[CORPO E MENTE: COME LA NATURA PUO' AIUTARCI A STARE MEGLIO]

Aggiornamento: 23 set 2021

A cura della Dott.sa Linda Moranzoni


È ufficialmente arrivata l’estate!

Quelle che sono state le nostre prigioni o le nostre tane, le nostre case, si stanno aprendo e, al di fuori della porta, c’è un nuovo mondo da scoprire nonostante tutte le restrizioni che il Covid19 ci ha lasciato in eredità.



Quale modo migliore per riacquisire la forma fisica, e, come vedremo in questo articolo, anche un maggior benessere psicologico post quarantena, se non una bella camminata all’aria aperta immersi nella natura, magari in giro per cime, nel bosco o in direzione di un rifugio di montagna?

Ne parliamo in questo articolo in cui scopriremo cinque benefici del trekking e del contatto con la natura.

Lo sappiamo tutti, stare all’aria aperta facendo una passeggiata in un parco, come nella natura incontaminata della montagna, fa bene! Fa bene al corpo, certo, ma fa bene anche e soprattutto alla nostra mente.

Avete trovato lo zaino? È finito in fondo all’armadio a causa della quarantena!


1. Una scossa positiva per il nostro umore

È forse scontato dire che il trekking in montagna in un vero ambiente naturale e selvaggio, ha molti più benefici di una semplice passeggiata da una parte all’altra della città.



Più della metà della popolazione mondiale vive in aree urbanizzate, tuttavia l’urbanizzazione pare essere correlata con maggiori livelli di malessere psicologico rispetto alle aree rurali, in particolare con alti livelli di depressione e disturbo d’ansia. È stato dimostrato, invece, che fare attività all’aria aperta, può esserci di grande aiuto, soprattutto in un momento come questo dove per mesi, intorno a noi, abbiamo avuto solo le nostre pareti di casa.


Come se ciò non bastasse, l’escursionismo pare avere anche un effetto positivo sul nostro umore. Perché ci sia uno stato d’animo positivo è importante che ci sia la sincronizzazione di tre aree cerebrali: sistema limbico, che regola emozioni e pulsioni, l’amigdala che, invece, si occupa di modulare le risposte allo stress e, infine, l’area ventrale tegmentale che partecipa al circuito della ricompensa. Se sistema limbico, amigdala e area ventrale tegmentale non sono sincronizzati, il nostro umore può essere decisamente basso.


2. Brain training

Camminare all’aria aperta dà una grossa spinta al nostro cervello anche a livello cognitivo. Le ricerche mostrano che le persone che passano più tempo immersi nella natura e meno a contatto con la tecnologia, sono molto più creativi quando si tratta di adottare strategie di problem solving individuando soluzioni alternative tramite il pensiero divergente.




Stare immersi nella natura può ristabilire e migliorare i processi mediati dalla corteccia prefrontale, come l’attenzione selettiva, il problem solving e la capacità svolgere più compiti contemporaneamente.

L’effetto positivo sui nostri processi mentali, in particolare sull’attenzione, sarebbe dovuto al fatto che la natura, pur essendo piena di stimoli rilevanti, attira la nostra capacità attentiva in modo più modesto e favorendo un’elaborazione mentale basata sui dati sensoriali, quindi sugli stimoli esterni le loro caratteristiche percettivi.

Al contrario, gli ambienti urbanizzati sono ricchi di stimoli che catturano diverse risorse attentive che devono essere focalizzate. Il continuo dispendio di risorse, alla lunga può diminuire l’efficacia del processo attentivo.


3. Antistress e antidepressione!

Alcune persone tendono a rimuginare e iper-analizzare il loro vissuto e le proprie emozioni negative. L’escursionismo e la natura ci aiutano anche in questo caso, riducendo la fissazione su esperienze di questo tipo.


È fuori dubbio che, parlare di depressione significa fare riferimento ad un quadro complesso, per cui una semplice gita in montagna, nemmeno se ripetuta con costanza, non può essere la cura, ma può sicuramente accompagnare il percorso terapeutico. Camminare nella natura aiuta a trovare un tempo e uno spazio per processare i pensieri senza ignorarli, ma elaborandoli con consapevolezza.



Come ben sappiamo, inoltre, il movimento provoca il rilascio di endorfine, il cosiddetto ormone della felicità. Durante situazioni cariche di elementi stressanti, queste sostanze chimiche, da un lato aiutano a sopportare meglio il dolore, dall'altro influiscono positivamente sullo stato d'animo.

Le endorfine hanno dunque la capacità di fornirci sensazioni di piacere, gratificazione e felicità, quindi di contribuire ad una maggior sopportazione dello stress. In ultima analisi, ci aiutano ad essere felici!





4. Staccare la spina…del WiFi


Un’immersione nella natura ci aiuta a combattere la sensazione di dover essere sempre sul pezzo, sempre pronti, sempre sul chi va là.

Siamo perennemente immersi in ambienti in cui vi sono un’infinità di rumori e in cui ci troviamo costantemente di fronte a schermi sempre connessi con il resto del mondo. Camminare laddove non possiamo essere connessi a nulla, non essendoci il WiFi, se non all’ambiente intorno a noi, può aiutarci a limitare l’affaticamento mentale che la tecnologia, ogni giorno, provoca.


5. Verso l’infinito ed oltre


La natura incontaminata ci offre l’opportunità di sfidarci e metterci alla prova permettendoci anche di comprendere quali possono essere i nostri punti di forza e le nostre aree di miglioramento.

Andare oltre ai propri limiti può essere un’occasione in cui accrescere autostima ed autoefficacia, quindi costruire una valutazione più positiva di noi stessi e sentirci maggiormente capaci di affrontare una sfida ardua come quella della salita in montagna.

 

Conclusioni

Insomma, soprattutto nel post – Covid, il trekking può essere un modo fondamentale per ritrovare il contatto con il mondo intorno a noi e conoscere posti nuovi migliorando il nostro benessere fisico e psicologico allontanandoci dal caos della città o dal bianco delle pareti che ci hanno assediato per mesi.

È arrivato il momento di mettere lo zaino in spalla e, un passo alla volta, raggiungere la cima!

Ci vediamo in vetta!

 

Fonti:

Bratman GN, Hamilton JP, Hahn KS, Daily GC, Gross JJ. Nature experience reduces rumination and subgenual prefrontal cortex activation. Proc Natl Acad Sci U S A. 2015; 112(28):8567-8572. doi:10.1073/pnas.1510459112

Westlund, Stephanie. ‘`Becoming Human Again’: Exploring Connections Between Nature and Recovery from Stress and Post-traumatic Distress’. 1 Jan. 2015 : 161 – 174.

Berman, M. G., Jonides, J., & Kaplan, S. (2008). The Cognitive Benefits of Interacting With Nature. Psychological Science, 19(12), 1207–1212. https://doi.org/10.1111/j.1467-9280.2008.02225.x

Atchley RA, Strayer DL, Atchley P (2012) Creativity in the Wild: Improving Creative Reasoning through Immersion in Natural Settings. PLoS ONE 7(12): e51474. https://doi.org/10.1371/journal.pone.0051474

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